Ladro in proprietà privata: ci si può difendere?
In tutti i casi di criminalità commessi ai danni dei cittadini nel domicilio privato o nei luoghi ove viene svolta attività commerciale, professionale o imprenditoriale, opera la legittima difesa qualora si reagisca all’aggressione subita entro limiti stabiliti dalla legge.
L’esclalation di criminalità ha spinto il legislatore a modificare, con la legge n. 59 del 2006, l’art. 52 c.p. “difesa legittima”, prevedendo l’ipotesi specifica del diritto all’autotutela in un privato domicilio.
La legge riconosce una presunzione di proporzionalità tra aggressione e reazione. In particolare non è punibile la reazione con l’uso di un’arma legittimamente detenuta all’aggressione di un ipotetico rapinatore che si sia introdotto furtivamente nel domicilio privato in due casi:
– qualora si agisca per difendere la propria vita o quella dei propri cari;
– qualora si agisca per proteggere i beni propri o altrui quando non vi è desistenza dell’aggressore e vi è pericolo per l’incolumità personale.
Da ciò ne consegue che non si applica la legittima difesa nel caso in cui il malvivente abbia interrotto la propria azione criminosa, magari dandosi alla fuga abbandonanado la refurtiva.
In tal caso si risponderà del reato commesso.
Altra ipotesi è quella del malvivente disarmato, qui non ci si può difendere con un’arma da fuoco in quanto la difesa sarebbe spropositata rispetto al pericolo che comunque deve essere valutato in concreto e se ciò avviene potrebbe configurarsi un eccesso colposo, come previsto dall’art. 55 c.p.
In questa ultima ipotesi la reazione non verrà considerata legittima e sarà punita a titolo di colpa, quindi, se l’aggressore muore l’imputazione non sarà di omicidio volontario, ma colposo.
In conclusione la legittima difesa non consente un’indiscriminata reazione nei confronti del soggetto che si introduca fraudolentemente nella propria dimora, ma presuppone un attacco nell’ambiente domestico alla propria o all’altrui incolumità, o quantomeno un pericolo di aggressione.
L’Avvocato Elena Martini e l’Avvocato Cristina Bolognini, con studio legale sito in Ancona, svolgono attività di assistenza legale in ambito penale.